Storia dei Monasteri Casentinesi
In questa valle all’ombra dell’alta vetta del Falterona (da cui sorge il fiume Arno), si distingue una lussureggiante vegetazione composta di faggi, abeti e castagni. E’ qui che si staglia questo spettacolare luogo dell’anima: il monte della Verna, un massiccio coperto da una selvaggia foresta, con la vetta tagliata a picco da tre parti, inconfondibile e visibile da tutto il Casentino. Il grande complesso del Santuario, in cima, fu donato al santo di Assisi da un conte feudale allo scopo di salvarsi l’anima. E fu proprio qui, in questo luogo aspro, che San Francesco consumava i suoi ritiri spirituali e ricevette le stimmate nell’estate del 1224. Ma sono altri e diversi i luoghi dell’anima che punteggiano il Casentino, come Camaldoli, dove sorge il monastero di San Romualdo, casa-madre dei monaci camaldolesi. L’eremo è proprio nel cuore della foresta: venti celle ordinate in file regolari e un piccolo orto. E poi ancora Vallombrosa, sede dell’omonima abbazia e il monastero di Bibbiena.
Camaldoli, in provincia di Arezzo, è una delle più note ed importanti espressioni italiane del monachesimo in Italia.
Nel 1012 San Romualdo e alcuni suoi seguaci giunsero in questi monti del Casentino (parte orientale della Toscana) ed eressero una piccola chiesetta ed alcune celle nel luogo che oggi si identifica come il Sacro Eremo di Camaldoli.
La parte riservata alla clausura è chiusa al pubblico, ma la sola vista che se ne ha dal cancello è molto suggestiva e c'immette in un clima di alta spiritualità. Di elevato interesse religioso, ed anche artistico, è comunque la parte del Sacro Eremo aperta al pubblico dove si può visitare la cella di San Romualdo e la chiesa in stile barocco dove sono conservate pregevoli opere d'arte.
A qualche chilometro verso valle si trova Monastero di Camaldoli. In questa cinquecentesca struttura i monaci camaldolesi conducono un'intensa attività spirituale, culturale e di aggregazione sociale attraverso interessanti momenti d'incontro.