Tra Tevere ed Arno, nel Casentino, a undici chilometri dalla Verna, sotto Bibbiena, sorge isolato il Santuario della Madonna del Sasso, dove si venera anche, nella Cappella inferiore, la Madonna del Buio. La chiesa è ricordata già dal 1204, ma è stata ricostruita nelle forme rinascimentali tra la fine del ’400 e gli inizi del ’500. L’annesso Monastero domenicano, oggi abitato anche da una comunità di monache domenicane, pare sia stato fondato dal Savonarola; insigne benefattore sia del Santuario sia del Monastero è stato Lorenzo de’ Medici, il Magnifico. L’interno del Santuario è un gioiello di eleganza rinascimentale, ricco di opere d’arte, segno della grande devozione mariana che esso ha rappresentato per il Casentino nei secoli.
In questa località solitaria, abitata solo da un eremita camaldolese, nel 1347 viene notata, per più giorni consecutivi, una bianca colomba che sistematicamente si posa su uno dei grandi sassi che si trovano tra il verde della zona. I contadini tentano ripetutamente di avvicinarsi e di toccarla, ma la colomba vola via. Anche l’eremita non riesce a toccarla, né tanto meno a catturarla. Solo i bambini possono avvicinarsi al sasso e toccare la bianca colomba. Questo per trenta giorni, poi la colomba sparisce.
Il 23 giugno, una donna di Bibbiena scende con la figlioletta Caterina al torrente che scorre vicino al masso della colomba, per lavare i panni. Mentre è intenta al suo lavoro, la piccola Caterina, vagando per il verde prato a raccogliere fiori campestri, si avvicina al masso e vede meravigliata una Signora vestita di bianco che soavemente la saluta, la esorta alla purezza e all’amore di Dio. Poi le riempie il grembiulino di baccelli colti in un campo vicino. La piccola corre dalla mamma e le racconta ogni cosa, ma la donna non dà peso alle sue parole, giudicandole fantasie puerili. Si avviano verso casa e cammin facendo Caterina si lamenta che i baccelli le pesano in grembo, ma la mamma, carica a sua volta del bucato, la esorta a farsi forza e coraggio. Giunte in casa, la donna prende i baccelli ed inizia a sgranarli per poi cuocerli per la cena. Ma un grido le sfugge di gola: i baccelli sono pieni di sangue, presagio di sciagura, di calamità di guerra, di pestilenza!

Riportata in Bibbiena, nonostante la vigilante sorveglianza notturna, la statua scompare, ed impronte sulla neve della notte conducono al Sasso. La tradizione popolare così tramanda l’avvenimento: “la santa statua della Vergine se ne venne al Sasso, piede e piede, camminando sopra la neve, e quivi giunta, a porte chiuse entrò e al suo primiero luogo si pose”. La statua viene allora definitivamente collocata nella chiesa inferiore, notoriamente buia, vicino alla cappella dell’Eremita con la scritta significativa “in tenebris lucet”, da cui il titolo «Madonna del Buio».
Ai Padri Domenicani, custodi di quel sacro tempio, alle Religiose Claustrali dello stesso Ordine, che costituiscono all’ombra del Santuario una silenziosa ed orante presenza, come pure a tutti i devoti della Vergine lì venerata sotto il titolo di “Madonna del Sasso” e di “Madonna del Buio”, giunga il mio cordiale saluto ed una speciale benedizione».