Castello dei conti Ubertini
La famiglia comitale degli Ubertini fu un'importante consorteria ghibellina toscana.
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« Era quella famiglia, dopo che s'avea in un certo modo impadronita d'Arezzo, andata in guisa crescendo per lo valore del vescovo Guglielmino (il quale morì nimico di Castruccio) e per la sagacia e prudenza di Piero suo fratello (il quale essendo di maggior età e riputazione degli altri fratelli avea dietro la morte sua continuata quella grandezza) e per trovarsi la fiorentina Repubblica impacciata nelle guerre di Lucca, e nella lega di Lombardia, che era alla sua signoria pervenuta la Città di Castello, quella di Cagli, il Borgo a S. Sepolcro con tutte le sue castella, e quelle di Massa Trebara. Avea messo al fondo Neri della Fagiuola figliuolo d'Uguccione, i conti di Montefeltro, quelli di Montedoglio, il vescovo d'Arezzo con tutta la sua famiglia degli Ubertini; e in somma uscendo i termini di Toscana, e distesasi nella Marca, avea messo insieme un superbo e invidioso principato. »
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Poi, essendo vassalli del vescovo di Arezzo, andarono pian piano allargando la loro influenze fino ad ottenere metà della signoria sul castello di Montecchio Vesponi nel 1049 e il permesso di fondare quello di Ragginopoli, oggi nel territorio del comune di Poppi, nel 1081.
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Sul finire dell'XI secolo costruirono una consorteria di parenti, affini, vassalli, clienti che dal 1223 permise loro di ampliare i propri domini ai castelli di Lierna (Poppi), Corezzo (Chiusi della Verna), Partina e Serravalle (Bibbiena) ed espandersi nell'aretino a Gargonza (Monte San Savino) e nel fiesolano acquisendo, tra gli altri, signoria sul Castello di Leona (Levane) e su Gaville e Lucolena (Figline Valdarno). Fu allora che diventarono "Gli Ubertini". Alla metà del XII secolo dominavano anche Montefatucchio (Chiusi della Verna), Gressa, Banzena, Marciano (Bibbiena) ma soprattutto Chitignano.
Ma a differenza dei conti Guidi non crearono una vera e propria signoria territoriale nel Casentino e quando si inurbarono sia in Arezzo sia in Firenze si concentrarono talmente sulla vita politica cittadina da non occuparsi di organizzare i propri possedimenti in una struttura politica compatta ed omogenea. D'altra parte non erano neppure una famiglia in senso stretto ma una vera e propria gens di parenti affiliati tra loro da intricati legami familiari e dunque senza un ramo principale e un capo famiglia carismatico. Una contingenza che si rivelò fatale quando nel 1280, per il rovescio delle fortune ghibelline, furono espulsi da Firenze e vennero successivamente sconfitti a Campaldino. Persero via via i loro castelli e domini o per manu militari dei Guidi o dei Fiorentini e solo in pochi casi riuscirono a vendere qualche loro feudo alla Repubblica di Firenze.
Il Castello è considerato “Dimora Storica” di prestigio ed è sotto la protezione del Ministero dei Beni Ambientali e Culturali della Toscana; e costituisce nel suo complesso un autentico ed esclusivo Borgo medievale.
Il palazzo è di proprietà privata ed è visitabile su richiesta telefonando al 347.6004815